giovedì 23 febbraio 2023

I vari significati di "equity"



Equity è uno dei falsi amici più insidiosi per i parlanti di lingua italiana, perché si tratta di un termine sia giuridico sia finanziario, che in nessuno dei due ambiti corrisponde alla parola italiana “equità”.

 

    Come termine giuridico, equity indica una delle fonti principali del diritto anglosassone, insieme alla common law (intesa non come diritto giurisprudenziale – contrapposto alla civil law – ma nell’accezione più specifica di fonte di diritto alternativa all’equity) e alla statute law (la legge scritta). In realtà, se si guarda alla genesi storica dell’equity a partire dal Medioevo, quest’ultima nacque come strumento per garantire rimedi giurisdizionali non contemplati dal rigido sistema della common law: ad esempio, in caso di inadempimento, il tipico rimedio concesso al creditore secondo la common law era il risarcimento del danno; per ottenere l’adempimento, invece, era necessario agire in equity. Chi concedeva i rimedi in equity era originariamente il Cancelliere, che decideva secondo coscienza (o, più precisamente, come rappresentante della “coscienza del re”). In questo senso, l’equity nacque, in effetti, come strumento per colmare certe lacune della common law e per rispondere a esigenze di giustizia e di “equità”. Tuttavia, oggi, quando un soggetto chiede la concessione di un rimedio in sede di equity, la discrezionalità del tribunale non riguarda la determinazione del rimedio, ma la decisione se concederlo o meno, in quanto le norme di equity (e i rimedi disponibili secondo tali norme) sono già definite e determinate, tanto quanto quelle di common law.

 

    Perciò, equity ha ormai ben poco a che fare con il concetto di “equità”, intesa come discrezionalità lasciata al giudice nel prendere la decisione meno iniqua e più ragionevole nel caso specifico, in assenza di una norma giuridica precisa. L’“equità” intesa in questo senso si avvicina più a fairness or reasonableness.

 

    Questa differenza tra equity ed “equità” si riflette anche sul significato – e sulla traduzione – dei corrispondenti aggettivi, equitable ed “equo”. Equitable, infatti, non vuol dire “equo” ma semplicemente “relativo all’equity”: ad esempio, un equitable remedy è un rimedio esperibile in equity.



    Oltre a essere un termine giuridico, equity è anche un termine finanziario, che può significare "capitale di rischio" o “patrimonio netto”. Il patrimonio netto (shareholders' equity) è una voce di bilancio: più propriamente, una macroclasse del passivo (stato patrimoniale); è dato dalla somma del capitale sociale, delle riserve e dell’utile (o eventualmente delle perdite) e rappresenta tutte quelle fonti di finanziamento interne di cui una società può disporre senza ricorrere all’indebitamento.

 

    Collegato a equity è un altro termine finanziario, equity instrument, che si può tradurre come “strumento rappresentativo di capitale”. Il principio contabile internazionale (IAS) 32 definisce uno “strumento rappresentativo di capitale” come “qualsiasi contratto che rappresenti una interessenza residua nelle attività dell’entità dopo aver dedotto tutte le sue passività”. In inglese, “An equity instrument is any contract that evidences a residual interest in the assets of an entity after deducting all of its liabilities”.

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mercoledì 8 febbraio 2023

THE CAT IS ON THE TABLE


Use of prepositions can be very confusing for non native speakers. Take for example – “sono a casa” is “I am at home” while “vado al lavoro” is not “I go at work” but “I go to work”.  Il famoso “the cat is on the table” can translate into both “il gatto è sul tavolo” or “il gatto è sopra il tavolo”. In English “the cat is over the table” would not work in that it gives the impression that the cat is hovering above the table and not actually touching it.

Prepositions such as toinfrombetweenafterbefore, etc. normally come before a noun or pronoun and give information about how, when or where something has happened (‘she arrived before lunch’, ‘I travelled to London’).

The preposition between should be followed by an object pronoun like me, him or us instead of a subject pronoun such I, she and we. It is therefore correct to say ‘this matter is between you and me’ and wrong to say ‘this matter is between you and I’.

Prepositions are a difficult area of English usage for non-native speakers, because while they sometimes appear to be used logically (e.g. the pen is on the table, the pen is under the table; I am going to London, I am coming from London) this is not always the case.

The reason for this is that prepositions often form part of phrasal verbs found in idiomatic expressions whose real meaning differs from their apparent meaning. Examples include I cannot put up with this, you deal with that clientI’ll just skim through the report. Therefore, it may be helpful to use this section in conjunction with the glossary of phrasal verbs at the back of the book.

Here are some prepositions in common usage in legal English, together with examples of use. Note that prepositions are sometimes used with other prepositions (pursuant to, owing to, due to, as far as, by means of, in accordance with, etc.)

Here are some examples of correct use of prepositions:

  •  X Ltd and Y Ltd entered into the contract of sale on 15.06.2023
  •  The company began trademark infringement proceedings against one of  its   competitors
  •  Following the court hearing, the lawyer returned to her office
  •  Certain discussions took place between the lawyers off the record
  •  As regards payment of our fee, we can offer an instalment option
  •  The advice given to the client was amended owing to a recent decision of       the   Court of Appeal.
  • The consent of the bank must be obtained prior to the share transfer being   made.
  • The company changed its name pursuant to the new legislation on        company names.
  • Our client wishes to seek an injunction against his neighbour regardless of whether the building work is suspended or not.
  • The assignment was completed by the agreed deadline in spite of several unforeseen difficulties that arose along the way.
  • We have had to terminate Mr Taylor’s employment contract on account of his unsatisfactory performance at work.
  • The lawyer appeared on behalf of her client at the pre-trial review


Do not overuse prepositions !

An easy test to help reduce the number of prepositions is to search for the genitive case, or a possessive form: If a sentence could use the genitive case but doesn’t, revise the sentence. For example: “She was disturbed by the violent images in the movie” gains more impact (and loses a preposition) by reversing the sentence’s subject and object: “She was disturbed by the movie’s violent images.”

Combine this strategy with a shift from passive voice to active voice, and you jettison two prepositions and further strengthen the statement: “The movie’s violent images disturbed her.”

Another use of this technique is to revise a phrase including a reference to a location within a location, as in “the Museum of Modern Art in New York City,” which can be more actively and efficiently rendered as “New York City’s Modern Art museum.”

You can hide verbs  that need a preposition, “Their attempt to provide a justification of the expense was unsuccessful,” simplified to “Their attempt to justify the expense was unsuccessful”

Prepositional phrases (preposition+article+noun) provide context, but they’re not always necessary. In a sentence like “The best outcome for this scenario would be an incremental withdrawal,” note whether the meaning is clear without the phrase, and if so, strike it out: “The best outcome would be an incremental withdrawal.

 

 



 

venerdì 20 gennaio 2023

"Should" e "would have to": che differenza c'è?


 Al condizionale del verbo italiano "dovere" (dovrei, dovresti, ecc.) possono corrispondere in inglese due diverse forme verbali: il modale should e la forma condizionale di have to (would have to). Le persone di madrelingua italiana tendono a usare should anche dove sarebbe richiesta l'altra forma, ma è importante capire la differenza fra le due, perché questa differenza incide sul significato dell'intera frase e sul tipo di "obbligo" che si attribuisce al soggetto.

Per chiarire la differenza, partiamo da alcuni esempi:

(1) "Arriveremo in ritardo alla riunione. Dovremmo avvisare gli altri!"

We're going to be late to the meeting. We should let the others know!

In questo caso, dovremmo esprime un obbligo morale o sociale (in senso lato): dovremmo informare gli altri del nostro ritardo perché sarebbe scorretto o maleducato non farlo. In altre parole, "sarebbe bene" avvisarli. Questo obbligo morale, nel senso di conformità a una regola di comportamento comunemente accettata o ad un'aspettativa altrui, si esprime con il modale should. Vediamo un altro esempio.

(2) "Non dovresti rivolgerti così ai tuoi colleghi. Non è professionale."

You shouldn't talk to your coworkers like that. It's unprofessional.

Anche in questo caso, "(non) dovresti" esprime un obbligo etico-sociale negativo o, per meglio dire, l'opportunità di evitare un certo comportamento (ad esempio, poco professionale). Potremmo anche riformulare la prima frase nel modo seguente: "Non è corretto rivolgersi così ai colleghi". 

Ogni volta che vogliamo esprimere questa idea di conformità a una regola di comportamento, si usa il modale should. Vediamo ora un paio di esempi in cui, invece, l'inglese richiede l'uso del condizionale di have to.

(3) "Potresti inviare ad Anna una copia del contratto, per favore?" - "Sì, ma purtroppo ho solo una copia cartacea. Prima dovrei tornare in ufficio e scannerizzarla".

- Could you please send Anna a copy of the agreement? - Yes, but unfortunately I only have one hard copy. I would have to go back to my office and scan it first.

In questo caso, "dovrei" non esprime un obbligo morale o sociale, ma l'eventuale necessità di compiere una certa azione (tornare in ufficio) per ottenere un certo risultato (far avere ad Anna una copia del contratto). Infatti potremmo anche riformulare così la risposta: "Sì, ma purtroppo ho solo una copia cartacea. Prima avrei bisogno di tornare in ufficio e scannerizzarla". Passiamo a un altro esempio.

(4) "Se volessi consegnare la relazione domani mattina, dovrei stare in piedi tutta la notte. Ho appena iniziato a scriverla!"

If I wanted to submit the report tomorrow morning, I'd have to stay up all night. I've just started writing it!

Come nell'esempio precedente, "dovrei" esprime la necessità (ipotetica) di compiere un'azione al fine di ottenere un risultato (anch'esso ipotetico): per consegnare la relazione domattina, mi toccherebbe stare in piedi tutta la notte.

In sintesi, se il condizionale di "dovere" si può riformulare con "è/sarebbe bene", "è/sarebbe il caso", "è/sarebbe opportuno", ecc., si traduce con should. Se invece corrisponde a "sarebbe necessario", "avrei bisogno di", "mi toccherebbe", ecc., si può tradurre con would have to.

Detto questo, come tradurreste la frase seguente? Con (a) oppure (b)?

"Per ottenere quel lavoro, dovresti imparare a usare Excel, altrimenti non ti prenderebbero neanche in considerazione".

(a) In order to get that job, you should learn how to use Excel, otherwise they wouldn't even consider you.

(b) In order to get that job, you would have to learn how to use Excel, otherwise they wouldn't even consider you.

Fatecelo sapere nei commenti!

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domenica 8 gennaio 2023

"Construction": un (parziale) falso amico


Fra i tanti falsi amici della lingua inglese, vi è il termine construction. In realtà, possiamo considerarlo un falso amico parziale: infatti, questo termine può indicare l’operazione del costruire un edificio o una qualsiasi struttura architettonica o urbana, ad esempio nelle espressioni construction industry (settore edile), construction site (cantiere)... o construction season, un termine usato spesso con accezione umoristica, soprattutto in Nordamerica, per indicare il periodo estivo, quando le condizioni meteorologiche consentono la ripresa delle attività di manutenzione stradale e le città si riempiono di cantieri! I canadesi e gli americani degli stati più settentrionali, ad esempio, prendono in giro la rigidità del clima delle loro regioni dicendo che lì esistono solo due stagioni: winter and construction season. Oppure tre, se aggiungiamo mud season, la “stagione della melma”, quando la neve inizia a sciogliersi e dappertutto diventa un pantano...


    Battute a parte, nel linguaggio dei contratti, il termine construction assume un significato del tutto differente da quello di “costruzione”. Per construction si intende l’interpretazione di un contratto e il termine è spesso usato in coppia con interpretation. Ad esempio: “The interpretation and construction of this agreement shall be governed by the laws of the Commonwealth of Pennsylvania” (“L’interpretazione del presente contratto sarà disciplinata ai sensi del diritto dello Stato della Pennsylvania”), oppure “This agreement shall be governed and construed/interpreted in accordance with the laws of the Commonwealth of Pennsylvania” (“Il presente contratto sarà disciplinato e interpretato ai sensi del diritto dello Stato della Pennsylvania”).

    In realtà, a voler essere precisi, construction e interpretation (con la rispettiva coppia di verbi to construe e to interpret) non sono esattamente sinonimi. Mentre interpretation si riferisce alla determinazione del significato delle parole, che serve ad accertare l’intenzione dell’autore di un atto, construction indica una funzione più “creativa” dell’interprete, ossia un’interpretazione che è anche integrazione e attiene alla determinazione del contenuto legale di un atto. Tuttavia, nella pratica, questa coppia di termini viene utilizzata di fatto come una coppia sinonimica e perciò sarà opportuno tradurli con “interpretare/ interpretazione” (e tradurli con questo unico termine – verbo o sostantivo, a seconda dei casi –, se compaiono entrambi).

 

    N.B.: nel linguaggio giuridico italiano, esiste una distinzione fra interpretazione del contratto (comprensione e accertamento del suo contenuto) e sua qualificazione (inquadramento del contratto all’interno degli schemi normativi, in modo da identificarne la disciplina). Come si può intuire, tale coppia di termini non è sovrapponibile a construction e interpretation. Perciò, quando si traduce o si redige un testo in inglese, sarà sufficiente rendere “interpretazione” con interpretation. Non è il caso, invece, di usare sia interpretation che construction, sia perché questi termini hanno assunto, nella pratica, un significato molto simile, sia perché l’uso di sinonimi o quasi-sinonimi è tipico del legalese e dovrebbe essere abbandonato a favore di un inglese più plain, ovvero più semplice nel senso di “privo di inutili orpelli linguistici” (tra i quali, appunto, catene di sinonimi).


Dal verbo to construe deriva to misconstrue, che naturalmente non significa “costruire male” bensì “interpretare scorrettamente, travisare, fraintendere ecc.” (analogamente a to misinterpret).


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venerdì 30 dicembre 2022

"Eccessi di zelo" comuni nella redazione di documenti legali/finanziari


Quando si redige o si traduce un testo giuridico italiano in inglese, ogni singola parola deve essere in inglese, giusto? Dipende...

Un grave errore che alcuni commettono nella redazione o traduzione di testi giuridici in inglese è proprio quello di tradurre tutto, compresi elementi che non dovrebbero mai essere tradotti.

Alla base di questo “eccesso di zelo” c’è forse l’ingenua convinzione che il testo in un’altra lingua debba essere una copia esatta (solo, appunto, in una lingua diversa) del testo in italiano. O forse c’è, allo stesso tempo, una scarsa consapevolezza del fatto che, in ambito giuridico, non sempre c’è corrispondenza fra termini e concetti di ordinamenti diversi. A volte la corrispondenza non c’è affatto, ed è necessario adottare strategie diverse rispetto alla traduzione letterale.

 

Ad esempio, quando in un testo compare il nome di una società, si può essere tentati di tradurre in inglese il tipo di società, che fa parte della ragione o denominazione sociale della stessa. Così, può capitare che “Tizio s.r.l.” diventi “Tizio Ltd” o che “Caio s.p.a.” si trasformi in “Caio Plc” o simili. Si tratta di un grave errore, per due motivi:

-      ogni ordinamento può prevedere (e, di fatto, spesso prevede) una disciplina diversa anche per tipi di società apparentemente simili o quasi identici; tradurre letteralmente il tipo di società significa "trasferirlo" in un ordinamento a cui non appartiene, trasformarlo in qualcosa che non è;

-    l’indicazione del tipo di società è parte integrante della ragione o denominazione sociale della società stessa e, in quanto tale, deve restare invariata.

 

Un altro errore grave che, purtroppo, molti commettono consiste nel tradurre alla lettera i riferimenti normativi, ad esempio i riferimenti ai codici (c.c., c.p.c., ecc.). Certo, è improbabile che civil code faccia pensare a un “codice civile” di common law, dal momento che gli ordinamenti di common law sono privi di un diritto codificato come quello italiano. Tuttavia, chi legge può non sapere, o non capire immediatamente dal contesto, che il civil code di cui si parla è, nello specifico, quello italiano. Il problema si fa molto più serio quando si redige o si traduce un testo nella lingua di un ordinamento di civil law, il quale abbia codici con denominazioni analoghe a quelle dei codici italiani. Si pensi, ad esempio, al code civil francese o al bürgerliches Gesetzbuch (BGB) tedesco. Se il testo italiano da tradurre contiene un riferimento a un articolo del c.c., non si dovrebbe assolutamente trasformare “c.c” in “code civil” o “BGB”: immaginate la confusione che ciò potrebbe generare nel lettore! Sarebbe davvero come tradurre il nome proprio di una persona (ad esempio, Giovanni) in lingua straniera. Il signor Giovanni Rossi si chiama sempre Giovanni; non si "ribattezza" John, Jean, Juan, Ivan ecc. a seconda del paese in cui va!

 

Come comportarsi, allora?

-       Nel caso di riferimenti normativi, è possibile tradurre in inglese, ma, anche se il contesto è chiaro, sarà sempre buona norma specificare l’ordinamento di origine, aggiungendo l’aggettivo Italian (es. Italian civil code);

-       in alternativa, si può lasciare il riferimento in italiano, ma aggiungere una traduzione tra parentesi: “c.c. (Italian civil code)”;

-      per quanto riguarda i tipi di società, non vanno invece mai tradotti. Per aiutare il lettore, è bene aggiungere una traduzione funzionale tra parentesi, ad es. “Tizio s.r.l. (Italian-law limited liability company)”. Se si vogliono fornire informazioni ulteriori per amor di chiarezza e completezza, è possibile anche sciogliere l’abbreviazione: “Tizio s.r.l. (società a responsabilità limitata, Italian-law limited liability company)”.

 

Vi è mai capitato di imbattervi in questi errori o di commetterli inconsapevolmente? Fatecelo sapere nei commenti!
Volete saperne di più sugli errori da evitare quando si scrive un testo giuridico in inglese? Contattateci e scoprite la nostra offerta di servizi di formazione e assistenza nella redazione di testi!

martedì 27 dicembre 2022

ENGLISH IS TOUGH,THROUGH AND THROUGH - WE MAY HAVE THE SOLUTION, THOUGH!


Italy ranks among the worst in the EU for speaking English  - well behind countries in northern Europe and lowest in southern Europe.  On a global level Italy ranks 34th  – with English-language skills classed as “moderate” rather than “high” or “very high”. According to this test, Italians have a moderate proficiency in the English language.

Another interesting statistic is the Netflix data that only 16% of Italian users chose to access content in English.

English can be tough for Italians, ranging from  over-pronouncing "ed" at the end of a word, mispronouncing vowels (for example, the long "ee" in "feet" like the short "i" in "fit"), or struggling to get to grips with the letter "h".

Even those who develop an excellent language level can be heard slipping Italianisms into sentences, such as "nothing" ("niente"), "in fact" ("infatti") or "you have reason" ("hai ragione").

Simply wishing someone a good day at the office (or at the “job” as Italians often call it) can become troublesome, with "good work" never used in English despite "buon lavoro" being a common phrase used in Italy.


There are many reasons for this lack of English proficiency: a lack of native-speaker teachers in public schools, lessons that focus more on memorizing grammar rules rather than speaking practice and the tendency to dub foreign films and TV shows, just to mention a few. Unlike northern European countries, in fact, in Italy films and TV series are always dubbed. Children are not immersed in a multilingual environment and perceive the English language as something distant.

First of all, we should take into consideration cultural and educational reasons of a structural nature. Italians, indeed, have never taken English seriously as the lingua franca. Until recent times, English has been a less significant school subject. Schools used to reflect this short-sighted approach, as teachers — very rarely native speakers, or even proficient — only focused on boring and dull repetitions of grammar rules, instead of improving the students’ speaking and writing abilities.

This gloomy situation also has more dire implications - the relationship of proportionality between the level of English proficiency and GDP per capita. Figures show that a better knowledge of English corresponds to a more successful national economy.

It hasn’t  always been the case, though. In fact, in other times and well before the last economic crisis, Italy represented an interesting exception, since a strong domestic demand soaked up great part of its production. Globalization and the economic collapse changed the system from within, due to the higher level of specialization needed to build up a stronger safety net, and thus due to an increasingly changing business network.

Communicating in good English has become key.

Some INEFFECTIVE attempts at coping with the problem:

-   -  Improvising and communicating in bad English. Piecing together  terribly written texts – ranging from drawing up instructions to drafting letters and emails to the more “in your face” LinkedIn profiles and incomprehensible and often hilarious posts (recently spotted: “Marry Christmas”, hopefully not to be followed by "Divorce New Year"!). 


-      Using automated translations and model document generators. This is particularly dangerous since the home-filled blanks often consist of text that is not only incomprehensible and out of context but often also incompatible with the rest of the document content. Think of the consequences if you are meddling with an official document such as an agreement!

-    Outsourcing translation. This is obviously a better option but offers little or no knowledge acquisition.

These shortcuts do not quite cut it, do they? 

Why not invest the time and effort to learn by doing, to acquire knowledge gradually with the right guidance? Ensuring not only access to the right resources to create flawless content but also gaining the skills necessary to become independent in doing so.

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mercoledì 21 dicembre 2022

False friends are not our best allies



‘False Friends’ è il termine colloquiale in inglese per quelle parole di una lingua straniera che si presentano in modo familiare, o per l’ortografia o per la pronuncia, e che di conseguenza inducono facilmente a pensare di aver capito il loro significato senza considerare la possibilità di essersi sbagliato.

Fare sbagli  mentre parliamo o scriviamo un messaggio ad un amico straniero può destare un attimo di perplessità, ma ci si può benissimo fare una risata sopra. Sbagliare in un contesto formale, particolarmente legale è sicuramente meno divertente. Oltre sembrare poco professionale - si rischia anche di commettere errori gravi in modo particolare nella stesura di qualsiasi tipo di testo vincolante sulle parti (a proposito, "parties" not "parts"!)

Alcuni esempi di frasi

  • I AM A PENAL LAWYER AND I AM DEFENDING A CUSTOMER WHO IS MURDERER. X

I AM A LAWYER SPECIALISED IN CRIMINAL LAW. I AM ACTING IN DEFENSE OF A CLIENT ACCUSED OF MURDER.

  • THE COURT OF APPEAL GAVE A SENTENCE TO LIBERATE THE ACCUSED. THE LOW COURT SENT HIM TO PRISON FOR FIVE YEARS.  X

THE COURT OF APPEAL HANDED DOWN JUDGEMENT TO ACQUIT THE ACCUSED. THE COURTS OF FIRST INSTANCE HAD SENTENCED HIM TO FIVE YEARS IMPRISONMENT.

  • THE ACTOR IS A PERSON WHO LIVES IN ITALY WHILE THE CONVENED PART LIVES IN THE USA. IS IT POSSIBLE TO APPLY THE ITALIAN COURT SENTENCE IN THE USA. WHAT DO WE NEED TO DO?  X

THE PLAINTIFF IS AN INDIVIDUAL RESIDING IN ITALY WHILE THE DEFENDANT RESIDES IN THE USA. WOULD IT BE POSSIBLE TO ENFORCE AN ITALIAN COURT DECISION IN THE USA.  WHAT PROCEDURES WOULD APPLY IN THE USA?


I vari significati di "equity"

Equity è uno dei falsi amici più insidiosi per i parlanti di lingua italiana, perché si tratta di un termine sia giuridico sia finanziario ...